La biodiversità come motore di adattamento ai cambiamenti climaticiCome definiremo insieme questa parola?
28 Febbraio 2023

Questo stato di “squilibrio permanente in ambienti in continua evoluzione porta a due possibili cinetiche (P. H. Gouyon, 2011):

– una cinetica positiva in cui le perturbazioni creano fluttuazioni, ma che tende sempre a favorire una ricchezza significativa e a compensare le perdite,

– o una cinetica negativa in cui il sistema si muove gradualmente verso la sua perdita perché le estinzioni sono strutturalmente superiori alle emergenze. In quest’ultimo caso, le fluttuazioni naturali possono accelerare o ritardare il risultato, ma è determinato comunque.

È su questa cinetica che siamo attualmente impegnati.

Oggi, infatti, è l’intera dinamica dei sistemi che sembra essere sconvolta.

L’azione umana sulla biosfera non si limita ad accelerare la scomparsa delle specie; Sembra infatti aver modificato i parametri dinamici dei sistemi viventi nella direzione di una decrescita. Così devastante e influenzando irreversibilmente il potenziale e l’adattabilità della vita stessa sulla terra, con i suoi 4,5 miliardi di anni di innovazione.

Il declino delle popolazioni animali pone, tra le altre cose, la sfida di accelerare i processi, che si osserva anche nel caso dei cambiamenti climatici.

Il problema non sta tanto nella scomparsa di una specie quanto in quella di una somma di interazioni con altre di cui non sappiamo nulla – in un dato momento e nel tempo. Tuttavia, sono queste interazioni che producono le funzionalità degli ecosistemi, dando origine ai servizi ecologici da cui dipendono le società umane. Se la vita è adattiva, ci si chiede a quale livello di accelerazione del cambiamento sia in grado di adattarsi. Tali fenomeni sono già stati osservati in passato. Non lo sono mai stati, tuttavia, in così poco tempo e con la supremazia di una specie: la specie umana.

Rimangono due questioni essenziali per spingerci verso un mondo vitale. Siamo in grado di inserirci in una cinetica positiva dei meccanismi viventi che salvaguardino in modo sostenibile il potenziale adattivo di

Ecosistemi? E possiamo concepire un mondo in cui la creazione di “ricchezza” deriva dal mantenimento di servizi ecologici?

Questo è il motivo per cui la Riserva dei Monts d’Azur sta lavorando a un progetto per restituire la fauna selvatica europea. Gli ecosistemi non possono funzionare senza la presenza di uno dei loro principali driver: gli animali selvatici.

La diversità delle specie, e in particolare delle specie ancestrali estinte, consente il ripristino delle reti di interazioni all’origine delle dinamiche degli ambienti minerali e vegetali. Questa dinamica è ora vitale per consentire alla biodiversità in declino di ritrovare condizioni biotiche e abiotiche adeguate al suo sviluppo. È per questo scopo che il bisonte europeo, il cavallo di Przewalski e l’alce sono stati selezionati come specie chiave. Attraverso le loro azioni sull’ambiente (raccolta diversificata del cibo, calpestio, apertura di grovigli vegetali, deviazione di fiumi e torrenti, approfondimento di stagni,…), modellano il loro ambiente, diversificando gli habitat per la microfauna e gli ambienti per la flora vegetale e fungina.

 

Dr Longour. Février 2023


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