La Riserva dei Monts d’Azur e il rewildingRewilding dei nostri spazi naturali.
10 Febbraio 2023

L’esempio della Riserva dei Monts d’Azur.

Di Aléna e Patrice Longour

In Europa, la Francia come altre democrazie moderne, sta assistendo a un ritorno del selvaggio che non sapeva come vedere arrivare, al quale non è preparata e ha grandi difficoltà ad adattarsi: aumento delle popolazioni di ungulati selvatici, ritorno spontaneo del lupo, espansione della lince, aumento della foresta…

Ma a differenza dei nostri vicini italiani o spagnoli, la Francia non riconosce ancora la necessità di un laissez-faire selvaggio e assiste impotente al processo stesso che dà vita alla biodiversità: la capacità dei suoi ecosistemi di evolversi.

La grande fauna appare come una risorsa dimenticata, appena tollerata, la cui presenza rimane aneddotica in Francia: 65 milioni di animali domestici e più di 30 milioni di animali da allevamento per appena 3 milioni di ungulati selvatici e qualche centinaio di super predatori !

Considerata nel nostro paese come un elemento di svago (caccia, turismo…), la grande fauna rimane confinata ad un ruolo marginale, come gli “gnomi da giardino” nel paesaggio!

Con queste osservazioni in mente, abbiamo istituito nel 2003 con Aléna nelle Alpi Marittime per creare la prima riserva dedicata al rewilding europeo: la Riserva Biologica dei Monts d’Azur.

Questa vasta area che si estende per oltre 700 ettari, è composta da un mosaico di habitat ideali per ospitare molte specie, soprattutto perché è influenzata dai climi alpini e mediterranei!

Il progetto? Reintroducono su queste terre in declino agricolo, specie ancestrali capaci di stabilire con i loro comportamenti alimentari una dinamica vegetale benefica per il ripristino di prati secchi, zone umide e foreste, ovvero: il bisonte europeo, il cavallo di Przewalski e l’alce. Che ora condividono questo territorio con cervi, caprioli, cinghiali o camosci.

Oggi, dopo 20 anni di pratica del rewilding e rammaricato che il posto dell’animale selvatico in Francia sia ancora frainteso e poco studiato, desidero condividere con voi la nostra esperienza sul ripristino degli ecosistemi da parte di una corporazione di erbivori selvatici.

È tempo di rinaturalizzare i nostri territori, perché è negli ecosistemi selvatici che dipendono la biodiversità e i servizi ecosistemici da cui dipende il benessere delle popolazioni urbane. La grande fauna, sia erbivori che predatori, ha una relazione sistemica con il loro ambiente, compresi gli esseri umani. Partecipa a processi complessi che in gran parte ignoriamo. Come tale, svolge un ruolo importante nelle dinamiche degli ecosistemi, nella loro capacità di adattamento ed evoluzione, ma anche nella resilienza dei servizi ecologici dei territori.

Oggi e domani, una delle principali sfide che l’umanità dovrà affrontare sarà quella di conoscere, comprendere e lasciare il 30% dei nostri territori a questo mondo selvaggio, di cui avremo tanto più bisogno perché è senza dubbio l’ultimo baluardo contro il cambiamento climatico che il nostro comportamento antropogenico ha indotto.


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