
La prateria, un luogo di vita per le femmine
L’occupazione umana e l’attività agricola in ambienti aperti sono molto antiche nel nostro dipartimento (probabilmente da 6 a 8.000 anni). Con l’arrivo delle prime popolazioni agricole (rivoluzione neolitica) dalla Mezzaluna Fertile, il paesaggio si è trasformato. Le prime aree coltivate erano delle radure. Queste si sono estese nel corso dei millenni, man mano che la foresta si ritirava sempre più a nord e a est nell’attuale Europa.
I prati della Riserva sono stati coltivati fino al 2003. Prati da fieno di alta quota, la cui composizione vegetale si è ridotta a due specie: l’erba da frutteto e l’erba medica. Interessanti per il bestiame, queste specie si sono rivelate pericolose per la fauna selvatica, in particolare il bisonte, causando meteorite (fermentazione dello stomaco) che può essere fatale.
I grandi erbivori selvatici possiedono anche una flora digestiva “ancestrale” in grado di digerire le piante più resistenti (festuca alta, brachipode, carice, ecc.).
Questa flora digestiva, eliminata nello sterco, ha la particolarità di svilupparsi in terreni impoveriti da metodi agricoli brutali (meccanizzazione, fertilizzanti chimici, pesticidi, ecc.). Lì degrada la materia organica inerte, come gli aghi di pino, e trasforma il suolo morto in suolo vivo (processo di umificazione – produzione di humus dalla materia organica vegetale).

Le falesie, un’area protetta
Le falesie, i ghiaioni e le scarpate rocciose sono habitat molto particolari che ospitano specie dall’alto valore patrimoniale.
