Siamo in Botswana nel 1993. È in questo paese dell’Africa australe che l’associazione Préserve fondata da Daniel Baubet e Patrice Longour, sostenuta dalla Fondazione Nicolas Hulot, sta conducendo un programma di studio dedicato all’ecosistema del Kalahari. Le conclusioni di queste missioni sono state raccolte in un rapporto intitolato: “La fauna selvatica come alternativa all’allevamento del bestiame nelle regioni semi-aride. Il caso del Botswana”. Era già allora per incoraggiare il ritorno della fauna locale che un centinaio di grandi agricoltori avevano brutalmente sostituito con un allevamento di bestiame commerciale, finanziato in gran parte dall’Europa. Le proposte contenute in questa relazione, dopo aver ricevuto il sostegno della popolazione locale, sono state presentate alle autorità francesi nel luglio 1996 e poi all’UNESCO nel 1997. In gran parte permeati dallo spirito della Convenzione di Lomé IV, essi mirano a “riorientare lo sviluppo intorno all’uomo e al suo ambiente”. Notando che l’installazione di allevamenti commerciali in una zona semi-arida ha beneficiato solo una piccola parte della popolazione da un lato, che le conseguenze ambientali di questa attività sono state considerevoli con la distruzione della savana e la totale scomparsa della fauna selvatica dall’altro, le popolazioni locali sostenute dall‘associazione Preserve hanno organizzato un referendum il cui risultato è stato senza appello: ritiro del bestiame domestico intorno al Delta dell’Okavango e ritorno della fauna selvatica, una vera risorsa di queste popolazioni.
L’Okavango è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità nel 2001, portando alla creazione della più grande riserva della biosfera del mondo, con un’area iscritta di oltre 2 milioni di ettari (2.023.590 ettari)! Durante questi negoziati, il signor Ian KHAMA, futuro presidente del Botswana, ha sottolineato alle autorità francesi rappresentate da diversi ministri che i progetti di riserva della biosfera non possono riguardare solo l’Africa e che l’Europa, in particolare la Francia, potrebbe anche prendere in considerazione la creazione di territori selvaggi dove tutta la fauna selvatica europea troverebbe condizioni favorevoli alla sua estensione! Rivolgendosi a noi in particolare, ha sottolineato che vivere con 6.000 leoni, 80.000 elefanti, decine di migliaia di bufali, gnu, zebre… era senza dubbio difficile e che sarebbe stato bene per la Francia riconquistare la sua fauna di un tempo, bisonti e cavalli selvaggi tra gli altri.
Nasce così il progetto della Réserve des Monts d’Azur. Restava da trovare un territorio abbastanza grande e selvaggio da ospitare bisonti europei, cavalli di Przewalski, alci e molte altre specie ancora presenti localmente.