Le pinete,un certo fascino …

Alla Riserva, come in molti altri territori agricoli, l’esemplare maggiormente diffuso rimane il pino silvestre, specie pioniera per eccellenza.

Poco esigente, il pino silvestre cresce in famiglia (tutti gli individui nascono dalla stessa pigna). Lo sviluppo avviene rapidamente, grazie al sistema di radici rotanti che penetrano nel suolo velocemente. Questa crescita rapida e in gruppo ha però importanti conseguenze : per via della loro altezza e dello stretto diametro dei tronchi, i pini silvestri soccombono spesso alle tempeste.

La presenza dei grandi erbivori è indispensabile a questi alberi, per almeno tre ragioni :

  • l’aumento della resilienza : lo stress provocato dalla brucatura delle cortecce da parte, ad esempio, dei bisonti e dei cervi, rinforza le difese immunitarie di questi resinosi !!!
  • la diminuzione dei danni causati dal vento : la potatura naturale realizzata essenzialmente dai bisonti dà sollievo al tronco, liberandolo dai rami bassi diventati inutili.
  • la costituzione di uno strato erbaceo diversificato : qui da noi, il suolo non è coperto da un’immensa distesa di aghi di pino ! La decomposizione di questi ultimi ha creato un terriccio di ottima qualità che permette la germinazione dei semi che sono dispersi da tutte le specie : uccelli, beninteso, ma anche ungulati quali i bisonti, i cervi, i cavalli e… i cinghiali !

Questa tecnica sperimentale di “manutenzione” delle foreste della macchia mediterranea da parte della fauna di grandi dimensioni è messa in opera alla Riserva dei Monts d’Azur dal 2005, con l’avallo di personale scientifico. Il volto delle pinete appare profondamente modificato. Per cominciare, si osserva la potatura dei pini più robusti e l’esposizione alla luce degli esemplari più piccoli e giovani. I raggi di sole penetrano nelle fustaie e accelerano i tempi di decomposizione degli aghi di pino e la germinazione delle graminacee e delle leguminose selvatiche. Il ritorno di questo strato erbaceo riduce in maniera considerevole il rischio di propagazione degli incendi.

Le LatifoglieUna maggiore resilienza al cambiamento climatico

Altre specie vegetali popolano i massicci forestali della Riserva, come l’Acero, il Nocciolo, il Carpine, il Faggio, la Quercia, il Sambuco, il Sorbo, il Tiglio a foglie larghe…

A 1 400 metri, persistono i resti di un vecchio frutteto : meli, peri, susini…

Il rafforzamento e la diversificazione delle specie di latifoglie sono in corso. Sono stati piantati più di 1 500 alberi e arbusti, per la maggior parte in siepi tagliavento o ornamentali. Le specie sono state scelte sulla base di due criteri : da una parte l’adattamento al cambiamento climatico, dall’altra la capacità di produrre frutti o bacche (sorbo, nocciolo, ginestra, ligustro, prugnolo, biancospino, acero, corniolo, ontano…)